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Robert Mapplethorpe al Madre Napoli: la fotografia diventa arte tout court

Robert Mapplethorpe al Madre Napoli, molto più che una retrospettiva. Fotografie, sculture, dipinti e un emisfero poetico e artistico che ci fa capire cosa significa essere creativi. Ieri come oggi.Coreografia per una mostra, in scena al Madre di Napoli fino all’ 8.04.2019, riesce ad essere anche più di questo. Un tour incredibilmente strutturato nella poliedrica personalità dell’artista statunitense Robert Mapplethorpe.

Robert Mapplethorpe era innanzitutto un performer. Performer si è definito più volte lui stesso; performer, proprio come il coevo Freddy Mercury. Entrambi nati nel 1946, entrambi vissuti in un momento sociale in cui fare arte era più facile, ma allo stesso più difficile di adesso.

I went into photography because it seemed like the perfect vehicle for commenting on the madness of today’s existence.

Robert Mapplethorpe

Robert Mapplethorpe come Freddie Mercury: artisti tremendamente moderni e complessi

Se fare arte negli anni ’70 significava inevitabilmente avere idee innovative e forti da un lato, dall’altro era un continuo fare i conti con i preconcetti e i limiti di una società. Entrambi i personaggi, tra i più grandi artisti di tutti i tempi, riescono a trasmettere con le loro opere una incredibile modernità. Entrambi hanno lottato per fare ciò che meglio sapevano fare, arrivando ad ottenere la fama eterna alla quale anelavano in vita.

Robert Mapplethorpe al Madre Napoli

Robert Mapplethorpe al Madre Napoli, che lo spettacolo abbia inizio

Ouverture: si accede alla mostra attraverso una tenda rossa: al centro della sala tre sculture. Sculture come quelle che era in grado di fare Mapplethorpe con la fotografia.

Il ragazzo che amava Michelangelo

Patti Smith

Ricerca della perfezione, ossessione per il dettaglio, studio della posa e della luce in modo quasi maniacale fanno di questo artista lo scultore della fotografia. Tensione, dinamismo, matericità ricercata al punto tale da fargli ricoprire i corpi dei modelli con creme pigmentate per raggiungere l’apoteosi dell’atto performativo anche attraverso la simulazione della materia.

Ballerini, atleti, body-builder e modelli, inizialmente. Corpi perfetti che ritraeva cercando di raccontarne l’unicità e sensualità di un corpo in tensione scolpito dalla luce. Personaggi famosi della scena newyorchese degli anni ’70, poi. Susan Sontag (1984), Laurie Anderson (1985), Debbie Harry (1978), Louise Bourgeois (1982) Leo Castelli (1982), Andy Warhol e Lucio Amelio (1983), Phillip Glass e Robert Wilson (1979).

Come in una coreografia, la mostra racconta tutta l’esistenza dell’artista. Dalla sua relazione con Patty Smith ai suoi autoritratti che mettono in luce l’ambiguità della sua complessa personalità, fino alla Dark room con gli scatti del portfolio X censurati più volte. Proprio per l’eccezionalità del suo lavoro e il costante amore per l’arte classica, la mostra ospita alcune statue classiche. Come quella di Andino, l’amante storico di Adriano.

“I’m looking for the unexpected. I’m looking for things I’ve never seen before”.

Robert Mapplethorpe

E questa continua ad essere la chiave di un vero artista.