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Primule vaccino anti Covid: la campagna pensata per vaccinare gli italiani

Primule vaccino anti Covid: più primule per tutti. In principio è stata svelata quella fucsia, scelta da Stefano Boeri come logo della campagna di vaccinazione nazionale contro il covid e accompagnata dallo slogan “L’Italia rinasce con un fiore”.

Primule vaccino anti Covid, ecco l’ispirazione

L’ispirazione dichiarata è duplice: il libro di Pasolini Un Paese di temporali e primule  -o almeno il suo titolo- per la scelta di questo fiore; la Dama col mazzolino di Andrea Del Verrocchio, una scultura conservata al museo del Bargello a Firenze -per un riferimento specifico anche visivo e artistico.

La primula di Boeri è destinata a comparire un po’ dappertutto: sui siti web governativi, sulla pubblicistica, con paginate sui quotidiani, sui 1.500 padiglioni circolari che verranno installati nelle piazze italiane per incrementare i punti di inoculazione e quindi il totale dei vaccinati

(nessuno sa ancora bene quando, però).

Le molteplici varianri delle primule vaccino anti Covid

Evidentemente questa primula – la primula fucsia di Boeri – è stata giudicata un po’ monotona dal ministro per i Beni culturali, Dario Franceschini, che ne ha deciso la moltiplicazione istantanea in materiali e colori: 

Primule di diverse specie, dalle corolle color giallo, arancio, rosa. Scolpite sui marmi, stampate su pergamene, dipinte su porcellane, catalogate in antichi erbari, descritte in scrupolosi codici botanici. Nascoste tra decori minuti oppure protagoniste fortemente simboliche in pitture parietali e affreschi decorativi.

O forse è stato colto semplicemente da gelosia petalosa?

Ma le primule sono fiori storici nel panorama italiano

Ecco qualche esempio: le primule intarsiate nel “fregio di camino” di Francesco di Giorgio Martini a Palazzo ducale di Gubbio, ricamate sul bordo di un costume tradizionale della Calabria del museo delle Civiltà di Roma, dipinte sulle porcellane della Manifattura Discry alla Galleria Nazionale di Palazzo Spinola di Genova, stampate su una cartolina del 1919 nell’archivio di Stato di Biella, rappresentate nelle cinquecentine della biblioteca universitaria di Cagliari, o nella corona di fiori della “Ninfa alata” di Gennaro De Crescenzo nella saletta neoclassica di Palazzo reale a Napoli.

Per scovarle in ogni recesso della storia dell’arte italiana sono stati mobilitati “biblioteche statali, archivi, musei e parchi archeologici”.

Dove le troveremo le primule vaccino anti Covid?

Le primule di Franceschini – è già stato promesso – arriveranno presto “sui siti e sui social di tutti gli Istituti statali”. Tutti invasi dalla primula di Boeri e dalle primule di Franceschini, nessuno escluso.

C’è da chiedersi:

era davvero necessario, questo florilegio di primule?

Passi per quella originaria di Boeri, anche se non risultano al momento casi analoghi – logo e slogan d’autore – per campagne di vaccinazione all’estero. Ma quelle di Franceschini? Esattamente, a cosa dovrebbero servire? Più primule e quindi più vaccini? Ma chi lo ha stabilito?

Sembra che invece la comunicazione e la presentazione – l’apparenza, cioè – abbiano preso il sopravvento sui contenuti: sul perché dei vaccini, su dove e quando potersi vaccinare, su eventuali controindicazioni. Le primule sono diventate il messaggio: e chissà se in primavera verranno vendute a mazzetti, per coprire le varie voci di spesa.

(photo credit: Art Tribune)