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La realtà distopica Gucci 2019 è un messaggio di positività

Per capire la sfilata di Gucci bisogna capire l’animo umano.

Alessandro Michele oggi, come Miuccia da sempre, ci abituano ad una moda che fa cultura. Ma non è solo questo. Loro SONO. Sono quello che vogliono essere, senza sovrastrutture e paure. E lo fanno proprio parlando di paure e, in questo modo, le esorcizzano, trasformandole in riflessione e dialogo.

La paura del brutto che diventa, negli anni ’90, estetica e modello da Prada. La paura del diverso, scomposto, destrutturato e ibrido, da Michele. I due, lontani per nascita, generazione e formazione si ritrovano a perseguire un cammino simile che li esalta come italiani nel panorama della moda mondiale.

La realtà distopica Gucci 2019 è una cosiderazione sull’animo umano attraverso gli abiti


Qui non si tratta solo di abiti
. Si va molto oltre. Proprio come nell’ultima sfilata uomo di Prada dove è entrata in scena addirittura Mary Shelley e il suo Frankestein. Molto più che una ispirazione, la scrittrice britannica che nel 1886 scrisse il romanzo diventa archetipo. Modello di donna che sfida le regole della società e inventa un personaggio mostruoso che esorcizza i drammi del tempo.

I due stilisti italiani seguono lo stesso modus operandi. La passerella è la loro arma espressiva. La sfilata lo strumento dove le paure della società contemporanea, gli immaginari culturali ed estetici di entrambi, i credi più o meno politici prendono vita e si trasformano in figura. Qui loro esprimono semplicemente se stessi. SONO e, almeno apparentemente, non hanno paura di esserlo.

Come si declina la realta distopica Gucci 2019

Maschere, passamontagna e aculei mettono in scena un horror. Ma non sono accessori che troveremo nei negozi, sono strumetali al messaggio.

Una maschera è una difesa e un segno di benvenuto; disorientante e il suo contrario.

Alessandro Michele

Chi di noi non indossa una maschera? È una necessità dello stare al mondo. La maschera di Michele non è quella di Pirandelliana memoria. Lui la intende come protezione di un animo gentile. Ha gli aculei perché deve mostrare al mondo che sa difendersi. Tutti noi abbiamo imparato che è necessario difendersi, anche quando non vogliamo perdere la nostra essenza,

L’immaginario di Michele è vulcanico. Ampio, colto, dettagliato e spazia così tanto nel costante tentativo di celebrare un’autenticità che per qualcuno diventa talvolta offensivo. Come nello scandalo blackface. In realtà questo è per lui l’unico modo per essere vincente. Portare in scena sempre e solo se stessi.

La moda può, e deve, fare di meglio in materia di rappresentazione culturale. La diversity deve essere sempre maggiore, fino a diventare la prassi.

Marco Bizzarri, CEO di Gucci

A che punto è la realtà distopica Gucci 2019 oggi

Filosofico, riflette a fondo sul tema dell’apparire e del vestire come ricerca di identità vera. Ed è proprio questo uno dei motivi per cui piace ai giovanissimi. Riesce a stimolare identificazione e necessità di affermazione.

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Siamo persone nel momento in cui scegliamo la maschera attraverso cui ci mostriamo sul palcoscenico del mondo […]. A volte ne siamo consci, a volte no; a volte lo facciamo nel mondo virtuale, altre nel mondo reale, ma tutti indossiamo maschere, sempre e comunque. A volte per nascondere la nostra identità. Altre per mostrare chi siamo davvero. […] È in questa scena condivisa di comparizione che definiamo la nostra soggettività e il nostro posizionamento etico e politico. […] è in questo esporsi sulla scena pubblica che gli individui si rivelano gli uni agli altri nelle loro identità plurali. Lo spazio di visibilità costituisce dunque la condizione di possibilità dell’essere-insieme e al contempo diversi.”

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I vestiti hanno tutti un senso forte e codificano un messaggio. Le spalle che si ingigantiscano mostrano l’attenzione e la voglia di creare capi sartoriali. Le parole, apparentemente senza senso come Ice lolly che compaiono sui tacchi, simboleggiano la necessità di leggerezza necessaria nella moda e nella vita. L’orecchio d’oro è metafora di un’amplificazione dei sensi, come facevano gli antichi. Le sneakers portete in mano sono espressione di una piccola conquista femminile, quella che permette alle donne di indossare le sneakers anche con abiti meravigliosamente eleganti.

L’apparente realtà distopica definita da Alessandro Michele, definisce in realtà una grande possibilità. Quella di scegliere di essere, con o senza una maschera, esattamente quello che vogliamo essere.

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