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Moda del messaggio, la comunicazione dietro le collezioni della MFW

Moda del messaggio. A chi non sa ascoltare restano solo le apparenze. Come sempre.

La moda del messaggio è quella che sta portando gli stilisti, non tutti ovviamente, a non limitarsi ai vestiti. È quasi come se ci fosse un certo disinteresse sull’abito in sé. Bello, brutto, elegante o non, importa fino a un certo punto.

Quel che conta è chi c’è dentro.

La mia non è moda, ma istigazione. Non mi interessano solo la gonna o la giacca. Mi interessa chi ci sta dentro. Mi interessa altro. – Alessandro Michele

Ostica la comprensione di questo trend che inneggia al no trend, eppure vende molto di più. Sembra quasi la legge del contrappasso o la vecchia convinzione che in amore vince chi fugge.

Moda del messaggio si capisce solo se focalizza il target

Questa strana tendenza tra le non tendenze che tende a mescolare esperienze scioccanti e distopiche, diventa incomprensibile se non si focalizza il target. Ecco perché in giro si trova ancora chi si domanda se la ricca signora indosserebbe maglie patchwork, t – shirt con farfalle multicolor e abiti adatti a una protesta. Riferimento quanto mai esplicito all’ultima sfilata autunno \ inverno 2018 di Dior.

E la risposta è quantomai banale: probabilmente no. Decisamente no, perché quello non è il pubblico per cui è pensata.

YOUTHQUAKE è il titolo della collezione.  È evidente che parli da solo.

Le nuove generazioni non amano solo ad apparire. Una parte di esse, forse. Ma non tutti. Molti si avvicinano a Gucci, per esempio, solo per il messaggio che proclama.

Non sono un esperto o un grande appassionato di moda, ma lui (cfr. Alessandro Michele) va oltre e il suo messaggio rimbomba forte e chiaro, in tutta la sua spregiudicatezza, anche per le nuove generazioni.

Questo commento, lasciato su Instagram da un ragazzo poco più che diciassettenne, sintetizza perfettamente quello che voglio dire.

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Moda del messaggio, se non lo hai, non ti nascondere dietro l’idea del buongusto

Criticare gli abiti non basta. Comprare gli abiti non basta. Indossare gli abiti non basta. Nonostante viviamo in un momento storico che inneggia alla mediocrità, sono le menti eccezionali quelle che riescono a distinguersi. Se poi non fosse vero quello che dico, allora “Il mondo è dei mediocri” di Alain Deneault non sarebbe diventato instantaneamente un longseller internazionale.

Per fortuna questa regola non ha fagocitato tutti e c’è chi ancora crede che pensare sia la strada giusta. Trovando seguaci inaspettati lungo il cammino. Seguaci che trovano nella processione degli esseri transumani vestiti di molte culture e metafora di come le persone costruiscono la loro identità di Gucci, un ideale in cui credere.

Il culto della bellezza come ideale che trascende le categorizzazioni, le schematizzazioni e le ipocrisie del nostro tempo.

Gucci da un lato, Prada dall’altro. Immersa \ sommersa nel suo universo artistico che l’ha vista ampliare il progetto per la Fondazione Prada, trascende da sempre tali categorizzazioni. Politica, sociologia e commercio convergono e divergono in una passerella che inneggia, ancora una volta, all’empowering femminile.

Il mio sogno è che le donne siano capaci di uscire per strada senza avere paura. – Miuccia Prada

Forti e femminile. Libere anche se imbrigliate nelle dinamiche della vita.

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Non bisogna però forzare la moda del messaggio se non lo si fa per un credo

Se il messaggio non è significazione, ma rimane solo comunicazione, allora è meglio tralasciarlo. Si può sempre puntare su qualcosa destinato a durare nel tempo e a puntare su un potenziale di tramandabilità.

L’ultimo lusso, oggi, è tenere il tuo guardaroba e godertelo per molti anni, fino a che passi a tua figlia, tua nipote, tuo figlio, tuo nipote. – Anna Wintour

In questi casi, parlando della settimana della moda milanese, si può puntare su Fendi, Jil Sander o Tod’s.

Un’uniforme romantica per la donna forte e potente di oggi. – Silvia Venturini Fendi

Capace di rinnovare l’appetibilità del logo iconico con le due effe e di inserire nuove variabili di gioco.

È una collezione sul futuro, ma in un modo molto umano, caldo e comfortevole.

L’immaginario rasserenante e confortante creato da Lucie and Luke Meier fatto di tessuti comodi e silhouettes avvolgenti.

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