Like

Altaroma Luglio 2016 il diario

Altaroma luglio 2016

Altaroma Luglio 2016 si è conclusa ieri. Con lei, tutto il popolo della moda va in vacanza, almeno apparentemente, fino a settembre.
Arrivata in un momento impegnativo e molto caldo. Non solo per le temperature e il solleone. Il difficile compito di iniziare the day after. Il giorno dopo la sfilata di Fendi che ha visto le modelle camminare sull’acqua della Fontana di Trevi appena restaurata. E non solo. La sovrapposizione per due giorni con la Napoli messa a soqquadro e trasformata in luogo onirico, tra finzione e realtà, di dolce&gabbana.

Ancora una volta però Altaroma ce la fa. Anzi. Ce la strafa. Ormai rafforza e definisce il suo ruolo di alt(r)amoda, decidendo di cominciare proprio dal talent in collaborazione con Vogue Italia “WION 2016”. Scelta vincente. E così se da un lato permette a qualche membro della giuria illustre (Suzy Menkes) di raggiungere San Gregorio Armeno per la sfilata Haute couture di D&G, dall’altro ridefinisce diritti e doveri, confermando il suo ruolo di scouting e promozione dei talenti emergenti made in italy.

Altaroma Luglio 2016

Altaroma Luglio 2016 un bilancio in verde

Un’alternanza di sfilate, presentazioni, mostre e stile che dalla passerella scende in strada. Si aprono le porte di botteghe famose come quelle di via del Babuino, via dell’oca e via del pellegrino. Un evento diffuso che porta a scoprire eccezionalità all’interno della città.

Se WION ha aperto le porte del Paradise a Brognano (vincitore dell’edizione) è stato quando abbiamo alzato le mani insieme a Roberto Ferri, Jean-Christophe Babin e Claudio Tesauro, nella conferenza stampa di Save the children (il nuovo progetto in collaborazione con Bulgari) che si è inquadrata la giusta prospettiva:

“L’effetto, l’impatto di questa collaborazione (tra save the children e Bulgari) è autentica e questo è un lusso. Il vero lusso” – Roberto Ferri

L’autenticità che porta a sperare che un sistema della moda Italia sia ancora possibile e che il futuro è rosa e non blu come il colore dominante nella collezione di Renato Balestra – unico italiano della vecchia guardia che ha sfilato la sera del primo giorno, qualche ora dopo Rani Zakhem.
Rani conferma ancora una volta la sua capacità di portare l’Oriente in Occidente. E se talvolta gli strati di tulle in stile Elie Saab possono sembrare eccessivi per una serata Italiana, l’abito in stile belle époque a fiori vittoriani sarebbe favoloso anche all’ora del te. Per chi è capace di indossarlo.

rani zakhem

Tra vecchi e nuovi giovani talenti: Altaroma Luglio 2016

A cavallo tra vecchio e nuovo le due mostre “Artigiani del futuro: tecniche di couture” e “The secrets of couture”.

Per la prima, abiti del passato studiati e reinterpretati da studenti dell’accademia che portano alla confezione di un capo nel presente.
E’ interessante questa declinazione nostrana del trend che accende i riflettori sull’importanza della sartorialità e del savoir faire come heritage che non può essere perduta, ma  riattivata. Da Chanel che ha portato le sue sarte al Grand Palais alla mostra alla galleria del Cembalo di Palazzo Borghese. Un tour virtuale – grazie alla Virtual Reality di Nowfashion.com-  negli atelier di Fendi, Valentino e Farano.

Mix di stili emergenti nel calendario diAltaroma Luglio 2016

Il minimalimo avantguarde del non finito di Sara Lanzi. Il valore dell’apparente semplicità declinata in maniera complessa.

sara lanzi

Poi le sorprese. Arnoldo][Battois in primis e le loro [contrapposizioni]. “C’è tanta Venezia” ha affermato un giornalista dopo la sfilata. Spirito eclettico e ricchezza di dettagli e materiali. Per l’esplosione di colori, lo styling vincente e la sferzata di energia. Contrapposizioni e giustapposizioni che fanno bene e aiutano a sopportare anche l’afa incalzante.

arnoldo battois

ph. S. Dragone – G. Palma / L.Sorrentino

Greta Boldini. Conferma la sua pratica estetica di ricercatezza. Il consueto tableau vivant finale si rafforza come firma immancabile del brand che ha fatto delle linee pure, i tessuti sinuosi e i colori forti che risultano tenui nella totale pacatezza del tutto. Fiori e laterizi. La complessità tipica di una città portata in passerella. Texture pixelate come la pelle di un edificio, frange e plissè.

greta boldini

Meno entusiasmante la sfilata di Esme vie. Sicuramente una collezione commerciabile, ma quasi lontana dal brio capace di farti ricordare. Troppa forzata delicatezza retrò. Ciò che aveva reso speciale la ricercatezza anni 40 di esme vie tre anni fa, è diventata forse oggi la sua debolezza. In termini di mancanza di una evoluzione stilistica, innovazione e definizione accattivante del marchio. Viene da chiedersi, what next?

quattromani

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quattromani. Abbandonato il filone delle illustratrici oniriche – come spesso accade, ottima la prima collezione pensata con Alessandra Pulixi – ci lasciano così. Bei capi, assemblati con cura, ma senza la totalizzante valenza attrattiva tipica del marchio. Bello il blu del lurex versione notturna;  i capi fabieschi come lo chemisiere e il body in baby blu. Ci parlano di amore e passione, ma il sogno, tipico di sentimenti così nobili, rimane annebbiato guardando la demi couture del duo sardo.

Così ora che il viaggio in Roma che ha anche celebrato il “Viaggio in Italia” di Goethe con il Grand Tour di A.I. ripercorrendo alcuni luoghi segreti della Capitale – Auditorium di Mecenate, Basilica Sotterranea di Porta Maggiore, Itis Galilei – volge al termine, non rimane che fermarsi e aspettare la prossima occasione per ripartire.