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Blogger giornalisti & Co, quali le differenze oltre le credenze

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Blogger giornalisti & co può sembrare il titolo di un articolo altamente polemico, ma in realtà è uno scritto dal carattere puramente informativo, quindi deponete le armi e leggete con calma. Nessuna controindicazione rilevata neanche per intolleranza agli ingredienti.

Blogger giornalisti & co figure della comunicazione raggruppate con cura

Non ho mai amato quell’ erudizione fine a se stessa tipica della Settimana Enigmistica e ancor meno la sezione “forse non tutti sanno che”, ma in questo caso mi sembra giusto iniziare con un cenno storico.

Blog è la contrazione del termine web-log = diario in rete e  la nascita del fenomeno del blogging viene simbolicamente fatta risalire al 1997. Quasi 20 anni fa, questo è il primo dato che dimostra che non è più il caso di definirlo fenomeno nuovo, meteora o destinato a passare #perdire.

Nonostante ci troviamo in Italia e nel 2015 esiste ancora una “cosa” che si chiama Costituzione e che all’art. 19 afferma:

“Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere”.

Cosa significa? E’ abbastanza chiaro, significa che ognuno può esprimere e diffondere la propria opinione liberamente; il valore o autorevolezza delle sue idee sarà nella bravura, nelle capacità individuali e anche nel numero di persone che decidono di leggerlo, condividerlo e approvarlo.

Nell’era di internet, dove è possibile arrivare a tutti, sarà anche nella sua capacità di farsi ascoltare, notare e diffondere – lascerei fuori il termine virale che ha comunque un’accezione recondita negativa.

Ma cosa distingue Blogger giornalisti & co?

Il codice etico. I giornalisti ne hanno uno per deontologia professionale – come gli architetti, i medici e gli avvocati – i blogger no.

Questo non significa che tutti i blogger si muovono a caso come dei banditi in balia delle loro emozioni \ sensazioni \ manie di protagonismo o altro, ma significa che non sono costretti a rispettarlo per legge. Per questo motivo può capitare che, nell’esuberanza del momento storico, alcuni perdono la retta via, come capita ai giornalisti peraltro.

La carta dei doveri del giornalista {Verificare le fonti della notizia che pubblica Rispettare la dignità delle persone Non diffamare gli altri Rifiutare regali più o meno palesi che possano compromettere le sue ideeNon usare a proprio favore le informazioni di cui dispone } stilata nel 1993 dovrebbe e se preferite DEVE essere applicata anche ai blogger che vogliono fare informazione = acquisire il dirittto di scrivere di moda esprimendo un’opinione che vada ben oltre il concetto di “è bello perchè mi piace, ma mi piace perchè è bello” – cit Suzy Menkes.

Facile vero?!? E non è forse quello di cui ci lamentiamo continuamente che siano Blogger giornalisti & co?

Ma da dove nasce questa diatriba che vede i giornalisti corazzati con ordine e tesserino schierarsi compatti contro i blogger, seppur vestiti in modo eccentrico, armati di reflex, smartphone, passione e determinazione, altamente motivati a ritagliarsi un ruolo nel Fashion system?

Forse dal dato certo che mentre ” gran parte dei 110 mila giornalisti Italiani “con la G maiuscola” lottano per mantenere i propri privilegi, i blogger prendono, giorno dopo giorno, il loro posto “ – cit Paolo Conte

Che la comunicazione stia diventando difficile e sempre più manipolata e strumentalizzata è un dato di fatto e non riguarda certo solo i blogger, ma soprattutto la Stampa tradizionale  e il caso Marino è solo uno dei più recenti e quantomai lacunosi episodi.

La dura vita di  Blogger giornalisti & co

Negli Stati Uniti i blogger sono giornalisti. In Italia no! Negli Stati Uniti, come nel resto del mondo, non esiste un ordine dei Giornalisti, ma solo delle associazioni che aiutano nella professione, in Italia Si!

Nel 2007, sotto il Governo Prodi, è stata fatta una proposta di legge definita decreto ammazzablog che voleva equiparare i blogger ai giornalisti, ma il prezzo era registrarsi e avere come direttore un giornalista iscritto all’Ordine.

Come al solito questa non era una vera equiparazione, ma un modo per cercare di rendere tutti felici o meglio per stroncare una minaccia.

Chi sono questi nuovi individui che “parlano due lingue: il giornalismo e internet; sanno cosa sono le parole chiave e usano wordpress?” – cit Paolo Conte e perché nel 2010 sono stati messi in prima fila alla sfilata di Dolce & Gabbana con sdegno e disgusto di molti presenti?

A 7 anni di distanza dal decreto ammazza blog, nel gennaio 2014, la Corte Suprema degli Stati Uniti dichiara che un blogger ha gli stessi diritti di un giornalista precisando:

“Il primo emendamento non consente di applicare una distinzione tra la stampa istituzionale e altri soggetti. Con l’avvento di internet e il declino della carta stampata, la linea che separa i media da altri soggetti che commentano temi politici e sociali diventa ogni giorno più sfumata.”

Ecco spiegato perché se mandate i vostri articoli, curricula e una richiesta per collaborare agli Uffici Stampa Americani, spesso avrete una risposta affermativa. Vi potreste trovare con facilità in prima fila a molti eventi e potrete istaurare collaborazioni di qualità e durature con gli stessi.

E’ anche la ragione per cui, la diplomatica e politically correct Anna Wintour non si schiererà mai palesemente contro il fenomeno blogging – pur non apprezandolo – arrivando ad affermare che tutto aiuta il sistema Moda a crescere e diffondersi. E’ un po’ la logica del “purché se ne parli”.

Insomma sembrerebbe proprio che non esistano confini stabiliti reali, né vizi di forma o cavilli legislativi che portino un blogger a sentirsi inferiore a un giornalista e viceversa un giornalista a pensare di avere più diritto o capacità di un blogger.

I blogger come i giornalisti raccontano una storia e alcuni sanno farlo molto bene. Sono colti, appassionati, veloci e pungenti. Molti di loro si sono ritagliati un posto che va ben oltre il farsi fotografare in prima fila a sfilate più o meno importanti.

Ci sono blogger come Susanna Lau che ha lanciato Style Bubble nel 2006 e Leandra Medine di the Man Repeller che ha scritto un articolo in risposta a una frase della nota giornalista Suzy Menkes che accusava i blogger di aver trasformato la moda in un circo: “Blog is a dirty word”. Ma solo i blogger amano vestirsi in modo eccentrico?!?
Entrambe le blogger vengono citate su libri didattici di scuole di giornalismo come ” Fashion Journalism” di Julie Bradford, Ed. Routledge – per dirne uno.

La generazione dei blogger, certamente non tutti, se analizzata nel modo corretto porta a individui spesso sovra istruiti per quello che fanno. I blogger che rispetto hanno almeno una laurea magistrale, qualche master, sanno di storia della moda, di lavorazioni tessili, di tessuti e sanno cos’è un revers, un plissé, il piping e molto altro ancora – giusto perché se ne sono sentite di accuse nei giorni scorsi.

E allora?

Potremmo ricondurre il problema o ragionamento a una questione di etichetta, un galateo che andrebbe seguito da Blogger giornalisti & co.
Il blogger non è autorizzato a dire qualsiasi cosa che gli passa per la testa nascosto dietro la maschera piuttosto naif dell’indipendenza o della libertà di espressione; così come il giornalista non potrà farsi scudo del suo tesserino come passe-partout segreto per conservare un potere. Gli uffici stampa – pubblici o privati – confezionano ormai la maggiorparte delle notizie e sono poche le penne pungenti del web.

Quindi come concludiamo?

Concludiamo che il blogger dovrà continuare a lavorare il doppio per superare quella base di scetticismo; dovrà fare i conti con chi lo accuserà di prendere regali in cambio di recensioni; dovrà rispettare un codice etico e comportamentale rigido, dovrà puntare alla qualità ineccepibile dei contenuti, insieme al suo alto valore creativo, al suo potere sociale e alle sue capacità manageriale.

Ricordiamo che il blogger è spesso uno e centomila.

Al giornalista cosa rimane? Rimane che un blogger, almeno in Italia, per adesso non si potrà mai definire giornalista, ma può per legge, competenze e diritto esercitare una professione che lo rende appetibile per i brand sia per le sue capacità di creare contenuti, sia per il suo valore mediatico.

E forse se si chiamasse editor | web – writer | scrittore free lace | digital editor farebbe meno paura?!?

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NEW YORK - FEBRUARY 15: Vogue creative director Grace Coddington and Editor-in-chief of American Vogue Anna Wintour attend the Zac Posen Fall 2010 Fashion Show during Mercedes-Benz Fashion Week at the Altman Building on February 15, 2010 in New York City. (Photo by Bryan Bedder/Getty Images for IMG) *** Local Caption *** Grace Coddington;Anna Wintour

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P.S. Se qualsiasi tra le categorie, persone qui citate non dovesse sentirsi ben rappresentata  mi scuso in anticipo e ammetto, ovviamente, il diritto di replica.

CREDITS CONTENT: [ Dimentica il tesserino e inizia a scrivere, The Man Repeller, Wikipedia, Fashion Journalism, Treccani e fonti cartacee]