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BLOGGER WE WANT YOU

#48

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Ormai parlo di me ogni giorno, da poco più di sei mesi. Qui, in queste stanze virtuali che mi piace immaginare ricoperte di verde e spesso fiorite. Ormai ho concentrato qui, molti dei miei pensieri quotidiani.

– Quelli che scrivo di getto, senza pensare e quasi senza rileggere. Perché è come se, per evitare di farli scoppiare nel cuore e nella mente, ho bisogno di condividerli o almeno di raccoglierne i brandelli ricostruendo un collage nero su bianco.

– E quelli in cui provo ad accendere i riflettori e far uscire la parte più glitterata di me, compilando il mio sketchbook virtuale.

Ma poi mi ricordo che quella laurea in architettura io non l’ho trovata per caso, ma l’ho voluta per vocazione. Ho divorato i trentasei esami, facendo del disegno la mia forma di espressione primaria.

Ma una volta finito, ho capito che non mi bastava indossare le sneakers da studentessa o le scarpe da cantiere, ma che mi piaceva camminare sui tacchi alti, magari con la suola rossa. E che forse le nostre città e le nostre vite non hanno bisogno di altro cemento, ma sete di “natura”. È a un certo punto del mio dottorato in paesaggio, che ho cominciato a lasciarmi ispirare dal verde. In tutte le sue forme. Le stampe dei vestiti come giardini continuamente in fiore, le location dei servizi fotografici come solo alcuni degli infiniti scenari possibili, gli orti urbani da cui ho preso la convinzione che coltivare la città sia l’unica forma di rigenerazione e innovazione possibile.

E per me che dire Moda e dire Danza, ha sempre significato raccontare in due parole tutto il mio mondo, scrivere in uno spazio virtuale che mi piacerebbe assomigliasse a un immenso orto con uno skyline newyorchese da sfondo e una modella con indosso un capo vegetale di Patrick Blanc, è sembrata l’unica soluzione per sentirmi in qualche modo e da qualche parte a mio agio.

 Se devo dire una, e una sola cosa che non riesco a smettere di fare, è guardare le cose quotidiane da un punto di vista “altro”.  Più colorato o in sfumature di grigio, dipende dal momento, sicuramente ogni giorno un po’ più mio.

 Per me che di sogni ne ho mille, i nuovi trend sono come oggetti scintillanti per una gazza ladra, ma vorrei non rubarli di nascosto.

E vorrei poter raccontare la mia versione delle cose. Sussurrandola e bisbigliandola. A volte. Urlandola e gridandola. Delle altre.

Se vi va di seguirmi nella mia serra virtuale, votatemi su Grazia.it.

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lo trovate nel mio blog qui#20#32_1#23_1Alice in Wonderland

Le immagini sono prese dalla categoria “Green inspirations” Green inspirations category06_22158f1

For more than six months I’ve been talking about me every day. Here, in these virtual rooms I like to imagine covered with green and often bloomed. By now I have focused here, many times on my daily thoughts.

– Those I write spontaneously, almost without thinking and without reading again. As if to avoid them popping in my heart and mind, I need to share or at least collect the shreds by rebuilding a collage pasted on paper.

– And those in which I try to turn on the lights and pull out the most glittered part of me, imaging my virtual sketchbook. But then, I remember that I have not found my degree in architecture by chance, but I aimed that it for vocation. I devoured the 36 exams, doing design my primary form of expression until a few months ago.

But once I’ve finished, I realized that wearing sneakers or building site shoes was not enough: I wanted to walk in high heels, even better if with a the red sole. And I understood that our cities and our life do not need more concrete, but they are thirsty for “nature”. So at a certain point of my PhD in landscape, I began to be inspired by nature. In all of its forms. The prints of the clothes as gardens blooming, the location of the photo shooting as a little example of the countless possible scenarios, the urban gardens from which I took the belief that cultivating the city is the only possible form of regeneration and innovation.

And for me that saying ‘Fashion and Dance’ has always meant my whole world, writing in a virtual space that I imagine like a huge garden with a New York skyline as a backdrop and a model wearing a vegetal Patrick Blanc’s dress, it seemed the only way to feel somehow and somewhere comfortable.

 If I have to say one thing that I can’t stop doing it, is to always look beyond, thinking of everyday things from another point of view. Colored or in shades of gray, it depends on the time, in any case definitely every day a little bit more mine.

To me that I have one thousand  dreams, the new trends are like shiny objects to a magpie, but I would not steal them secretly. What I want is to be able to tell my side of things. Whispering. Sometimes. Screaming. Other times.

If you like to follow me in my virtual greenhouse, please vote me on Grazia.it.