Sergio Daricello è tempo di pret-à-couture

Sergio Daricello è uno di quelli che ha una storia da raccontare e lo fa con quello che è il suo lavoro e la sua passione. Se uno stilista può essere considerato un fashion storyteller, Sergio sicuramente è uno di questi, perché nelle sue collezioni riesce a rappresentare la sua vita. Non solo perché la moda è il suo lavoro, ma perché i suoi abiti sono la sintesi delle sue esperienze {formative e personali} e della sua terra. Lui non è Siciliano, ma Palermitano – di nascita e di cuore. E, nonostante viva a Milano da diciotto anni, ha deciso di usare proprio le sue origini come manifesto del suo stile.

Sergio Daricello ha un punto di vista unico

In un periodo storico in cui il grande pubblico sembra diviso in due eccessi: chi punta ad apparire – lasciandosi conquistare da stravaganze e eccessi – e chi esaspera il famoso ‘less is more’ – puntando su total black, forme minimali e effetti avantgarde – trovare uno stilista che – nonostante la giovane età del suo brand – è alla ricerca di un linguaggio e di una identità, è molto raro. Come un moderno coutourier lui disegna ogni abito pensando a chi lo indosserà. Pensando che chi deciderà di coprirsi con le sfumature color oro dell’abito floreale all over dal sapore retrò o di indossare la volumetrica camicia bianca {non è un caso che abbia collaborato con il braccio destro di Gianfranco Ferrè}, lo farà pensando al valore della artigianalità e del gusto che rende il made in Italy famoso in tutto il mondo.

Per Sergio Daricello la moda parla di architettura

L’ architettura si ritrova nei volumi degli abiti – maniche, spalle, gonne e motivi sul busto. Nei tagli del tessuto, nelle decorazioni e nella stampe. Non è semplice trovare il modo di riproporre un motivo architettonico su un abito senza risultare pop. Le finestre di una chiesa su uno sfondo rosa e azzurro danno vita ad un grafismo inaspettato e a uno stile destinato a diventare facilmente riconoscibile.