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Architetto nella moda, innesto pericoloso

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Architetto nella moda nel 2015, ma chi sono? e cosa fanno? Contaminazioni pericolose! Confusione creativa e caos costruttivo. Creatori di forme e sogni. Entrambi progettano risposte alle esigenze della società.

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Architetto nella moda, evoluzione di un lavoro che si reinventa continuamente

Non siamo uno, ma nessuno e centomila, forse troppi e quando ci distraiamo ci lasciamo sopraffare da un eccessivo relativismo.

Esiste l’architetto nella moda che fa lo stilista, quello che progetta negozi; lo stilista che disegna abiti come sculture (e la mostra di Azzadine “Couture Sculture” a Roma è solo uno esempi) e edifici che vanno di moda. Troppo artisti per essere considerati dei tecnici, troppo creativi e troppo costosi per l’immaginario comune.

L’architetto, come lo stilista è la massima espressione dell’identità personale, sociale e culturale; specchio degli interessi, delle ambizioni e necessità del momento storico. Riguardando la moda e l’architettura nei secoli è possibile percepire l’evoluzione di una città intercettandone i cambiamenti.

La moda “abita i corpi” e l’architettura “veste i luoghi”: questo è quello che affermava il filosofo del Novecento Walter Benjamin e aggiungeva ”le due discipline appartengono all’oscurità dell’attimo vissuto, alla coscienza onirica del collettivo”.

Gli architetti e gli stilisti da sempre hanno collaborato. Gli stilisti talvolta hanno fatto studi da architetti (Tom Ford per dirne uno) e gli architetti, talaltre sono diventati stilisti (Gianfranco Ferrè per dirne un altro).

Quando capita questo scambio di identità il connubio è evidente, ma c’è molto di più. Sono due mondi che attingono entrambi da rappresentazioni simboliche e sociali; due mondi che si incontrano continuamente ed è per questo che i protagonisti dell’uno o dell’altro invadono i territori.

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Evoluzione della figura dell’Architetto nella moda

Dagli anni ’90 gli stilisti hanno cominciato a rivolgersi agli architetti per dare un’immagine riconoscibile agli spazi dove abiteranno le loro collezioni. I flagship stores non hanno fatto altro che rafforzare il ruolo dell’architetto come deus ex machina dello spazio dove abita la moda.

Oggi ogni stilista ha il suo architetto che costruisce l’immagine del brand nel mondo.
Peter Marino, architetto Americano dall’indole rock e dark, dalla sua sede di New York lavora per Chanel, Louis Vuitton, Dior e molt altri. Conosciuto anche per le sue foto da motorbiker e molto amico di Arnault  (capo di LVMH) è l’ architetto del lusso più popolare del momento e si presenta come un incrocio tra Freddy Mercury ed il cantante motociclista dei Village People. Ama le sue Harley Davidson e la sua collezione di porcellane. I suoi interni sono leggeri e effimeri. Pensa al fruitore finale e all’esperienza che ha chi visita il negozio.
«Io attribuisco ad ogni marchio un’identità al pari di quella di una persona, per questo mi avvicino a un progetto tenendo conto di un’infinità di dettagli. Il negozio è il primo veicolo di marketing di un brand e deve trasmettere al consumatore l’idea che il prodotto che acquisterà sia qualcosa di veramente esclusivo e unico, come è l’identità del brand. » Peter Marino

Rem Koolhaas, l’eclettico teorico Olandese che fa del caos e delle contaminazioni la sua contemporanea Avanguardia, è ormai il braccio destra di Miccia per Prada. Nel 2001  i giornalisti del The Guardian coniano il  neologismo: il Pradarchitetto indicando la fusione completa dei due mondi. E nello stesso anno Vittorio Gregotti si dimostra preoccupato che l’architettura possa essere condizionata dall’effimero modo della moda, legandosi alla manipolazione mediatica.

Poi ci sono  il Giapponese Toyo Ito per tod’s, la giapponese Kazuyo Sejima per Dior, Renzo Piano per Hérmes e la designer  per Gucci.

Dopotutto l’architettura è un’arte sociale, non è solo uno spettacolo estetico.
Eclettici, eccentrici, esuberanti e mai scontati. A volte un po’ troppo celebrali

E così un architetto nella moda si fa strada in vari modi. Quasi sempre mette da parte le scarpe da cantiere e decide di mostrare la sua idea di moda influenzata dalla sua idea di spazio, influenzata dal suo stile di vita.

Art nouveau e ispirazioni floreali su un vestito che abita un corpo come su uno spazio che abita un luogo.

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Abito Asos

Foto Elisa Bellino, The Ladycracy