Filantropi della moda, teoria del colore e Prada

Filantropi della moda, teoria del colore e Miuccia Prada. Associazioni scomposte che, come un flusso di pensiero, mi portano a collegare mondi non solo apparentemente distanti. Mentre scrivo non sono ancora certa esista un filo conduttore tra loro o se sono solo tre temi che hanno rapito la mia attenzione.

Filantropi della moda e poi?

Si sente spesso parlare di filantropia – amore per gli esserei umani – ma in una forma forse distorta e lontana dal significato originario. Sono persone, leader a capo di brand importanti, che fanno qualcosa per la Società – apparentemente senza un ritorno. Tra i filantropi della moda c’è Bernard Arnault, il CEO di LVMH, che ha istituito nel 2013 un premio “Lvmh Prize for young fashion designers”.

«Vogliamo insegnare ai giovani talenti che la creatività, da sola, non basta. Per diventare stilisti di successo, all’interno di un grande gruppo o a maggior ragione volendo restare indipendenti, bisogna coltivare tante altre capacità, a partire da quelle manageriali, intese nel senso più ampio del termine»

300mila euro e un anno di tutoraggio da parte di LVMH per farsì che il giovane stilista costruisca la sua impresa.

Iniziativa meritevole, forse più di quella del nostrano Diego Della Valle che ha deciso di finanziare il restauro del Colosseo in cambio dell’utilizzo di una delle sette meraviglie del Mondo a scopi promozionali. E’ questa la moderna forma di filantropia?

Teoria del colore e i filantropi della moda

Per qualcuno esistono solo il rosso giallo e blu, i cosiddetti colori primari. Per qualcunaltro solo il bianco e nero. E per molti la teoria del colore non ha nulla di scientifico, ma è una associazione umorale e intuitiva, un po’ come sul lettino dello psicologo. C’è chi sperimenta il più classico dei monocromatici abbinando diverse sfumature della stessa tonalità; chi gioca con i contrasti – gli amanti del color blocks; chi preferisce il mix&macth e chi è architetto nel profondo dell’anima e si veste sempre di nero – se vi siete mai chiesti perché gli architetti si vestono di nero, potete leggere il libro “why do architects wear black?” di Cordula Rau.

In ogni caso pensare a come combinare insieme colori di abiti e accessori ha, in un certo senso, qualcosa di filantropico, soprattutto per la capacità di influenzare inconsapevolmente il mood di chi incontriamo per strada.

Perché i filantropi della moda dovrebbero avere un rapporto con Miuccia Prada

“Non credo nelle persone che pensano che i vestiti non sono importanti” – Miuccia Prada

La stilista intellettuale e intelligente. La zarina della moda che, come ogni giornalista che si rispetti non smette mai di ricordare, andava alle manifestazione del ’68 in Saint Laurent.  Quando la giornalista di Repubblica Guia Soncini le chiese se le persone che comprano i suoi vestiti lo fanno per sembrare più intelligenti e pendono dalle sue labbra al punto tale da “cascarci” quando propone il sandalo con il fantasmino, lei risponde così:

“Ma no, giuro di no. È la ricerca di fare qualcosa di nuovo, qualcosa che turbi. Io se non riesco a fare una cosa che un po’ spiazza sento che non sto facendo il mio lavoro”.

E forse filantropi della moda oggi, in un mondo in cui nessuno fa nulla per nulla, sono coloro che amano questo mestiere in tutte le sue infinite sfaccettature; che non perdono l’occasione di studiare per imparare a vestirsi, di provocare, immaginare e che hanno fatto proprio uno stile di vita.

Quindi si è messa a far la stilista per avere le sue collezioni per prima. “Non è mica distante dal vero. È nata così, poi son diventata una professionista più seria”. [da Il senso di Prada per la vita, un autoritratto con ironia di Guia Soncini]

           ph. Elisa Bellino – the ladycracy.it

Abito anni ’60 dal guardaroba di mia mamma \ borsa Gucci \ Scarpe Zara