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Perché ci piacciono i contrasti?

Perché ci piacciono i contrasti?

Perché ci piacciono i contrasti? Forse perché siamo sempre incerti se preferire la cattiva o la brava ragazza. In realtà ci piacciono entrambe. E questo non vale solo per l’attitudine ad essere romantiche e bonton, ma allo stesso tempo provocanti e sfuggenti.
Vale per molte altre cose. Per il dolce e il salato; il bianco e il nero; i colori vivaci e quelli pastello. La vita è fatta di luce e ombra. Tutti noi amiamo i contrasti.

Perché ci piacciono i contrasti non è solo una questione ‘social’

Ci sono foto che piacciono più di altre. Ne ho avuto la conferma quando, nel mio feed di Facebook, è comparsa una foto e ho pensato: questa avrà successo. Era uno scatto che raccontava tutto e il contrario di tutto. Dalle tonalità luminose e tenui, ma con un tratto drammatico e malinconico. Seguiva la moda, ma aveva personalità. Era cupo e allegro al tempo stesso.
Ed è stato così, perché ci sono foto che piacciono più di altre. Le foto che preferiamo, sono comunque quasi sempre cariche di significati reconditi.

Sarebbe inutile negare quindi che, nell’epoca dei social network, siamo tutti condizionati dal numero di like e dei consensi che otteniamo.  In un certo senso ne abbiamo anche più controllo. Ma ci chiediamo mai perché alcuni scatti piacciono più degli altri?

Alcune foto hanno più “mi piace” proprio perché ci piacciono i contrasti

Questo fenomeno non riguarda solo la vera natura di una foto e il suo essere oggettivamente più o meno bella. Per qualcuno riguarda il fare leva su certi sentimenti, per altri il ritrarre qualcosa a cui aspirano e per altri ancora è semplicemente un’attrazione innata, dovuta alla capacità di quella foto di dire molte cose insieme.

Come un film di Woody Allen che è spesso una rapsodia di emozioni. Luoghi comuni, stereotipi, polemiche e un alternarsi continuo di bene e male, che ha quasi sempre un lieto fine. E questo ci piace.

“Amare è soffrire. Se non si vuol soffrire, non si deve amare. Però allora si soffre di non amare. Pertanto, amare è soffrire, non amare è soffrire, e soffrire è soffrire. Essere felice è amare: allora essere felice è soffrire, ma soffrire ci rende infelici, pertanto per essere infelici si deve amare. O amare e soffrire. O soffrire per troppa felicità. Io spero che tu prenda appunti.” – Woody Allen

Malinconic girl photo

E quindi qual è la regola di una foto che piace?

La ricetta di una foto che cattura la mia attenzione è più o meno sempre la stessa e varia solo se il soggetto ha per me una importanza speciale.

Una buona dose di luce naturale, un velo di malinconia, colori poco saturi, foto ritocco poco evidente e quell’aria vagamente decadente a metà tra una Parigi al crepuscolo e una mattinata di sole su una spiaggia della California. Se si riesci ad aggiungere un pizzico di atmosfera surreale che rimanda a infiniti mondi possibili, il gioco è fatto.

Ma, in verità cosa importa quanti mi piace riceverà una foto? Non vale mai troppo la pena pensare a chi e a quanti piacerà. L’importante è darle un’anima, metterci un cuore e pensare al mood che si ha in quel momento.

E’ quello che farà una foto di successo, più di altre. Almeno per noi.

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