Quando leggo o sento la frase che la moda è morta, mi ritrovo a sorridere. Anzi non è proprio un sorriso. È piuttosto un ghigno, quasi di sfida, verso chi ha prodotto quelle parole. La moda non può finire. Almeno finché continuerà a esistere una società contemporanea in continuo divenire. Finché esisterà la liberta di espressione. Il potere della creatività. Le possibilità imitative come appartenenza a una classe.
La moda non è morta, è soltanto cambiata.
Si è evoluta, come e giusto e normale che sia. Le trasformazioni sostanziali sono molto ben spiegate da Li Edelkoort nel suo anti – fashion manifesto. Nei dieci punti che tratta sostiene la tesi che l’industria della moda ha raggiunto un punto di implosione. Troppo concentrata su stessa, sull’esaltazione dell’individualità, la celebrazione delle IT people e sullo sviluppo dell’eccezionalità. Questo è un mood antico. Obsoleto come dice la famosa trend forecaster in una società affamata di consensi e altruismo.
Bisogna invertire la rotta. Ritornare in contatto con il mondo. Con ciò che le persone vogliono e desiderano.
“D’altronde il design della moda è da sempre uno strumento che interpreta gli immaginari e i desideri della contemporaneità” – M.L.Frisa
Sviluppo urbano della moda è la dimensione più concreta della moda
Non è un caso che la tendenza stia cominciando ad invertirsi.
C’è bisogno di verità, autenticità, umanità.
I grandi marchi come Chanel e Louis Vuitton, continuamente alla ricerca di nuovi mercati e nuove strade, lo hanno già capito. Una nuova dimensione, tangibile e concreta capace di parlare alla gente. Non solo ai clienti storici, ma anche alle nuove generazione e a quelli futuri. Così la moda esce dalle sale private, dal Grand Palais e in un certo senso parla al popolo. Anche a quello che per ora non può permettersi di comprare un oggetto di lusso. Crea così il desiderio. Accende una breccia. Fa sognare.
Cosa c’è di più ammaliante che riuscire a far sognare?
Chanel a Cuba e Louis Vuitton a Rio ci parlano dello sviluppo urbano della moda
Così la moda si evolve verso nuovi livelli. Dalla piccola scala si passa alla grande scala. Come dal “cucchiaio alla città”.
L’architettura futuristica del Museo di Arte Contemporanea di Rio ammalia Gerasquiere. Quella perfetta simbiosi tra architettura e natura. E’ lì che i suoi modelli, indossati da aliene colorate, prendono forma e movimento.
Lo sviluppo urbano della moda. Le città e la gente: il motore dell’economia.
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