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Altaroma 2018: la leggerezza come chiave di lettura

Altaroma 2018. Se c’è una cosa che significa e che fa Altaroma, più di molte altre, è far amare Roma. Di un amore folle e irrazionale. Che nasce e si alimenta da solo. Questo vale per i romani. I non romani. E per quei romani che sono andati via e che, in questa occasione, spesso ritornano.

Come fa? Raccontando Roma in modi diversi. Da più punti di vista. Attraverso i luoghi. Le persone. Gli abiti.

I luoghi di Altaroma 2018: passato e presente

I luoghi di Altaroma. Quelli della storia e quelli del contemporaneo. Quando porta il suo pubblico ad assistere a una sfilata tra le mura in cemento del Guido Reni District. E quando lo accoglie, per la mostra senza tempo Roman’s Romance,  tra le pareti antiche della nuova Rinascente in via del Tritone. Nelle sale della Galleria Nazionale per la mostra di A.I. 50 years later e per la sfilata conclusiva di Francesco Scognamiglio. Negli storici hotel, come il Grand Hotel Plaza e Villa Laetizia, per le presentazioni di Pietro Mascagni e Roberta Bacarelli. Nei saloni di Palazzo Brancaccio, scelti da Renato Balestra o nell‘aula ottagona delle Terme di Diocleziano, selezionata da Gattinoni.

Le persone di Altaroma 2018: direttori cerativi, giornalisti, designer e studenti

Le persone di Altaroma. Sono molte. Variegate e fedeli.  Ci sono i volti ufficiali. Quelli di Roman’s romance talk. I protagonisti dei racconti su Roma nell’auditorium del MAXXI, introdotti da Silvia Venturini Fendi. Sono le voci dei direttori creativi romani, come Mariagrazia Chiuri da poco a Parigi per Christian Dior.

I numerosi giornalisti accreditati che, anno dopo anno, ritornano perché Roma accoglie, ospita e conquista.

Gli stilisti, i talenti, gli studenti delle Accademie. Chi sceglie di continuare a raccontare la sua storia qui. Gattinoni e Balestra. I giovani marchi Italiani che proprio qui hanno iniziato. E che, qui,  continuano a tornare. Marianna Cimini e Greta Boldini. I nuovi talents, usciti dall’ultima edizione di Who’s on Next. Moi Moltiple, Marco Rambaldi, act N°1, Davide Grillo. E infine gli studenti.  Il futuro della moda. Loro che hanno ancora l’incredibile possibilità di scegliere chi vogliono essere.

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Altaroma 2018 e la leggerezza. La chiave di lettura del talk con Mariagrazia Chiuri al MAXXI e di questa edizione

Quando sono andata a Parigi, ci sono andata con quella incredibile leggerezza, tipica romana. Leggerezza e incoscienza di essere capaci di provare a fare qualcosa in ogni caso.

Leggerezza è la parola che ho sentito spesso in questa edizione di gennaio. Leggerezza è la chiave di lettura, il fil rouge a volte nascosto e celato.

La moda è pop, parla alle masse, spiega Mariagrazia quando si interroga, insieme agli altri ospiti, sul significato di quella fila interminabile di studenti che voleva entrare nella sala ad ascoltarla. Segnale di un interesse forte e tangibile. Verso il bello, la speranza e il futuro. Anche per una Roma criticata e maltrattata che può rifiorire con la partecipazione attiva di tutti. E lei sì che sa come rimboccarsi le maniche. Sa anche dove schierarsi. A favore delle donne, per esempio. Le donne che la moda veste da secoli, ma sulle quali si interroga meno dell’arte. Ed è per questo che l’arte è una delle sue prime fonti di ispirazione. Insieme a luoghi iconici di Roma, proprio come la Galleria nazionale di arte moderna.

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Leggerezza del fare per i designer di Altaroma 2018: Greta Boldini, Davide Grillo e Marianna Cimini

In un momento in cui la moda, specchio della società, affronta un periodo di continua incertezza, c’è più che mai bisogno di valori. Valori e contenuti. Ognuno li cerca e li trova a moda suo. Lo sforzo sembra però comune, come comune è la voglia di essere, sotto sotto, leggeri.

Leggeri sono infatti gli abiti di Greta Boldini che hanno sfilato da Coin Excelsior. Tessuti impalpabili, colori tenui e la poetica della bellezza, tipica del brand.

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Un’ attitudine simile per l’Eden Imperfetto di Davide Grillo. Popolato da figure angeliche vestite dai colori dell’arcobaleno che diventano sbiaditi ricordi a metà tra luce e ombra.

Dove possiamo trovare la luce dell’Eden sulla Terra? 

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Diversa per palette e ispirazione la collezione della designer, ormai di casa, Marianni Cimini. La sua donna è, come le altre, una donna angelica, ma in tinte noir. Vestita con i tessuti morbidi e gli stampati tipici del marchio, fa un passo avanti aggiungendo un’anima rock e punk. Una donna più energica del solito sembra voler sperimentare nuovi materiali, diverse lunghezze e attitudini altre.

Leggerezza del pensare per i designer di Altaroma 2018: actN°1, Moi Moltiple, Marco Rambaldi, Taller Marmo

La leggerezza del pensare, oggi, non è superficialità. Tutto il contrario. È speranza e futuro. In una strategia in cui credere e da sviluppare nel tempo. Come ha scelto di fare Alessandro Michele per Gucci. Non abiti che siano solo vestiti destinati a non durare, ma una filosofia. Fatta di pezzi, ispirazioni e collage tra vecchio e nuovo. Da assemblare all’infinito.

Così sembrano aver ragionato i marchi più street.

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Come act N°1 che, nella sala Ex Secondo Novecento della Galleria Nazionale, ha dialogato direttamente con le opere d’arte. Il codice ibrido etno – chic  del duo ha mostrato un’incredibile essenza contemporanea. Nella capacità di proporre in simultanea stili, ispirazioni e background. Come dei forse ancora un po’ acerbi, ma appasionati vetements, i look hanno tutti un fascino in costruzione. Felpe over su camicie e gonne fluide a fiori. Maxi stivali. Stampe orientali come segnale grafico su cappotti e gonne.

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Street, ma velatamente bonton, la collezione di Moi Multiple. Colori vivaci e forme classiche si aiutano a vicenda per creare l’insolito nel solito. Così capi classici da sempre esistiti nell’armadio femminile, diventano animali fantastici da ripensare e indossare no limits.

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Sempre di ispirazione Animalia, le stampe proposte dal finalista di Who’s on Next, Taller Marmo. Leggeri ed efficaci nel suggerire che con la moda, oggi, si può più che mai giocare.

Più impegnato, nel pensare, il messaggio di Marco Rambaldi. Per lui la passerella diventa un’ opportunità di divulgare qualcosa. Affermare le diversità, come differenti sono le donne che sfilano. Proclamare un manifesto. I suoi filati, maglioni, sciarpe, gonne, diventano il luogo giusto per degli slogan. Accostamenti dal sapore 70’s e colori acidi. Una piccola spilla in regalo che sembra invitare tutti a  portare a casa la sua doppia anima. Quella leggera che gioca come un teenager pronto a decorare il suo zaino, e quella impegnata che vuole proporre profondi cambiamenti.

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