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Ricerca identità ai tempi dei social: tu come pensi di costruire la tua?

Ricerca identità ai tempi dei social e non solo. Ne sentiamo parlare spesso. Identità geografica. Politica. Sociale. È un tema antico e moderno allo stesso tempo. Di quelli che non passerà mai di moda, ma che trova risemantizzazioni ieri quasi impensabili. La ricerca sull’identità è materia ampia e informe. Da trattazione filosofica. Tra Schelling e Feuerbach. Ampia tanto quanto e anche più della ricerca del tempo perduto di Proustiana memoria.

Paul Ricoeur quando parla di identità parla di memete, ovvero di coerenza. Ecco la coerenza è il punto di partenza e il fine ultimo della ricerca dell’identità.

Ricerca identità e coerenza, ma di cosa stiamo parlando?

Consapevolmente o inconsapevolmente, ognuno di noi è alla ricerca dell’identità. Basta vivere nella realtà globalizzata e incerta del XXI secolo per avere provato, almeno una volta, la necessità di capire e affermare chi siamo.

L’identità rappresenta qualcosa che va inventato più che scoperto, come il traguardo di uno sforzo, pertanto è qualcosa che è ancora necessario costruire da zero […]. – Z.BAUMAN, Intervista sull’Identità

Questo il primo punto. Pensiamo di poterci costruire una identità prendendo pezzi qua e là. Come le tessere di un mosaico. O peggio di un puzzle che non si incastrerà mai.

Il mondo virtuale e sociale in cui viviamo ci dà l’illusione di conoscere la vita di chiunque. Dalla ragazza della porta accanto, all’attrice di Hollywood. Questa apparente e quanto mai finta prossimità porta la nostra mente a iniziare un processo di emulazione. Una sorta di mini super ego in crescita che arriva a farci pensare di poter essere chi vogliamo.

Ecco il secondo punto.

Oscar Wilde schiettamente raccomandava di essere se stessi perché tutti gli altri erano già stati presi. Questa quanto mai inflazionata citazione ha in sè una grande verità. Difficilmente troverai la tua identità, se la prendi in prestito da altri.

Instagram e quella omologazione che sembra una risposta alla ricerca identità

Ben lontani, oggi, dalla speculazioni filosofiche degli uomini del passato, limitiamoci a calare questa riflessione nella nostra realtà semplificata. In molti siamo alla ricerca di una identità. Nella più banale delle ipotesi sui social.

E in quale se non nel più grafico ed estetico tra i tanti?

Ovviamente sto parlando di Instagram. Qui è dove si consumano i più grandi incesti \ innesti che la storia abbia mai visto. Come quello che affligge i cosidetti travel instagrammers. Viaggiatori instancabili che amano spalmarsi una patina di colori zuccherosi, pastellosi, caramellosi. Tutto purché – osi.

[ E non me e vogliano i numerosi conoscenti perché sono stati presi a esempio solo con il puro scopo di illustrare un fenomeno.]

Qual è il problema?

È come dire che ogni luogo nel mondo può essere caratterizzato dalle stesse tonalità. Così un viaggio in Egitto diventa uguale a uno sull’Himalaya. Parigi uguale a Roma e, con uno sforzo di editing in più, molto simile a New York.

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Quando si è alla ricerca di una identità da social ci sono poche soluzioni

Definire se stessi. Chi sei, cosa ti piace, cosa fai. Va bene anche scegliere colori predominanti, ma senza la paura di contraddirsi. Di stupire. Talvolta.

Studiare i competitor. Mai copiarli. Quello che funziona per loro, non è detto che funzionerà per noi.

Perché???

Perché noi non siamo loro. Punto.

Non scegliere una etichetta e tutti i suoi corollari. Non spiegare troppo. Non lasciare che qualcuno decida al posto nostro.

Bisogna metterci se stessi. Ma mettiTiCi. Siamo talmente tanti nel mondo che, anche se non si può piacere a tutti, è probabile piacere a qualcuno.

Tanto l’unica cosa realmente da non fare è omologarsi.

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