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Salone del mobile 2017: impressioni a caldo e a freddo. Salone che vai design che trovi

Salone del mobile 2017.  Sono passati 56 anni dal primo Salone e almeno dieci da quando ho iniziato ad andarci. A quei tempi non esisteva Instagram.  Figuriamoci le stories e le ossessione da social. Da studente di architettura si andava al salone per imparare. Al Fuorisalone per fare il punto sulla situazione emergente (il contesto informale e libero ha sempre favorito il dialogo).  Poco importava fotografare per far vedere che c’eri. Ciò che contava era lasciarsi ispirare e tornare a casa pieni di cataloghi e contatti.

Adesso tutto è cambiato. Anche io sono cambiata.

Osservazioni da Salone del Mobile 2017 – Prima osservazione è di carattere sociale

Da osservatrice ho osservato. Dall’osservazione, quasi involontariamente, ho fatto qualche considerazione. La prima è più che altro una domanda.

Chi ha diffuso l’idea che il design (come la moda del resto) è un campo produttivo in cui buttarsi in massa?

Il design, come l’architettura, è un campo serio. Inflazionato e difficile. Emergere richiede talento. Creatività e un pizzico di sfrontatezza.

Seconda osservazione di carattere linguistico

Non ho potuto fare a meno di leggere didascalie e descrizione dei nuovi visitatori del salone. Così tanto per fare chiarezza. Un vero insider non userà mai l’aggettivo bello. Tantomeno chic o lussuoso. Ancora meno si lascerebbe andare a considerazione del tipo:

quanto starebbe bene a casa mia.

Mai usa diminutivi, vezzeggiativi e ogni forma di smanceria. Ci hanno insegnato ad essere duri, distaccati e molto freddi. Anche quando vorremmo piangere davanti alla raffinatezza minimale ed etera messa in scena da allestimenti come quello di Nendo con invisibile outlines da Jil Sander.

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Terza osservazione riguarda la mappa del fuorisalone.

Salone che vai, design che trovi. Abbiamo ormai assistito  all’evoluzione \ involuzione di Tortona. Mai più ci emozioneremmo per il vegetale sulle maxi pareti. Ancora meno per gli oggetto a mo’ di gadget proposti da super studio. Neanche le installazioni troppo colorate ci fanno effetto. E ancora meno le pareti decorati di fiori. Più adatte a un cimitero che a una via del design.
Un pizzico di disagio lo abbiamo ormai provato anche nel visitare il distretto di Ventura Lambrate. Non più casa dell’acclamato architetto del bosco  verticale (stefano boeri) rimane nelle mani di designer emergenti che stanno ancora imparando a giocare con  una materia informe in cerca di assegnazione.

Stesso dicasi per l’ Isola che ora c’è e che fino a tempo fa era solo un work in progress. Il distretto che promette chimere di sostenibilità destinate a pochi (Isola).

Quindi cosa rimane?

Salone del mobile 2017 ecco il vincitore e le eccezioni.

Il distretto di Brera. Se prima Brera  era solo i negozi di lusso, casa Lago e un design troppo in tiro per attirare un pubblico colto e in cerca di novità, si è trasformato nella meta perfetta per gli amanti del design raffinato.

Siamo stati in molti a vivere l’esperienza totalizzante presso Dimore studio. Come in un sogno. Tinte pastello virate verso tonalità di scuro più intenso.

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Dimore Studio

I dettagli del design di spazio Boffi. La mostra elegante e raffinata di Nendo da Jil Sander. Gli spazi unhabits nel parco del castello sforzesco.

L’esposizione di parati di London Art. E le passeggiate, interminabili, dentro Brera. Da scoprire in ogni angolo.

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Nendo Invisible objectes at Jil Sander  

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Londo Art wallpaperSalone del mobile 2017, dimore studio 2017, objectes nomades 2017, best from design week 2017, salone del mobile 2017 report, nendo invisible outfit at jil sander

Foscarini

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Devon&Devon

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