Calze sportive con i tacchi e calze sexy indossate in modo “unsexy”

Calze sportive con i tacchi: nike, adidas o reebok. Purché siano di spugna, bianche e tremendamente sportive. Alla caviglia o al polpaccio non importa. Ciò che conta è indossarle con tacchi. Decolletè o sandali.

Se un tempo le nascondevamo, destinandole solo alle sessioni ginniche, oggi le indossiamo in modo provocatorio. E invece di sembrare repellenti, ci risultano quanto mai attraenti.

Lo stesso ragionamento vale per le sorelle antitetiche. Le calze sexy indossate in modo unsexy. Ovvero le famose calze a rete di tutte le forme e dimensioni che spopolano sul web insieme ai più comuni modelli di sneakers. Preferibilmente bianche e firmate.

Calze sportive con i tacchi, ma come ci è venuto in mente?

Impossibile attribuire precisamente a qualcuno (o qualcosa) l’origine di questa tendenza. Da diverse stagioni Prada porta in passerella i tacchi con le calze rimanendo sempre nell’ambito di uno stile casual e non sportivo. Il classico calzino di spugna è cominciato a ritornare in voga, forse, da quando Demna Gvesalia, l’acclamato direttore artistico di Balenciaga, ha cominciato a sbarigliare le carte con Vetements, da un lato. E da quando il romano Alessandro Michele le ha cominciate ad indossare con le sue loafer sotto cappotti e pantaloni eleganti, dall’altro. Decolleté o sandali. In camoscio o pelle. Non fa differenza purché siano indossati con calze bianche decorate dalle famose strisce – preferibilmente rosse o verdi.

L’altra faccia della medaglia. Le calze sexy indossate in modo “unsexy”

Oggi più che mai non esiste un solo punto di vista. Esiste anche l’altra faccia della medaglia. Quella che vede le calze a rete, sinonimo di femminilità e seduzione nei decenni passati, diventare marchio di fabbrica di instagrammers e influencer. Indossate con le sneakers, i jeans strappati e magari anche il cappellino da baseball. Le moderne pin up declinano la femminilità con sfrontatezza e senza paura dei giudizi altrui.

Da provare per la sensazione di libertà, anche se un po’ omologata, e la voglia di sentirsi  la protagonista di un fumetto. Magari giappo. 

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