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Prada e la città delle donne: per chi punta a essere e non apparire

Prada e la città delle donne. La città delle donne e le manifestazioni politiche. Le manifestazioni politiche e il tema della seduzione. Il tema della seduzione e gli abiti. Gli abiti e le piume, le pellicce, il velluto millerighe, i corpetti in lana e perfino il raso  come in un locale equivoco degli anni ’30.

Non solo moda per Prada e la città delle donne

Prada è uno spazio continuo. Una sequenza di spazi del quotidiano. Un convitto. Una camera da letto. Un interno domestico dove ti rintani alla sera e, alla luce di un abat-jour, attacchi cartoline e post it sul muro. Lo spazio della sfilata, allestito da studio AMO, è uno spaccato di vita che tutti conosciamo. È la realtà, quella senza la finzione nella quale ci stiamo abituando a sprofondare. Per fare moda e fare architettura non c’è bisogno di molto altro che di contenuti.  Ispirati al quotidiano, senza scenografie d’effetto, senza abiti eccessivi.
Non c’è bisogno di decoro nell’architettura e neanche nella moda.

C’è bisogno di essere, e PRADA È.

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Prada e la città delle donne: un punto di partenza

Sono un architetto e amo Pradanessuno riesce a declinare meglio il binomio moda\architettura. Mi piace la moda e amo Prada – perché i suoi abiti sono come scintilla conscientiae (luce della coscienza) che permette di distinguere il bene dal male. Sono una donna e amo Pradaperché dagli anni ’90 porta in passerella l’universo femminile. Il bello o il brutto, la seduzione, il femminismo, le conquiste e la rivoluzione. Tutto senza parlare di politica, senza promesse, ma disegnando abiti.

Al di là degli abiti, della settimana della moda, delle storie di instagram c’è Prada e la città delle donne

Al di là delle piume comparse sugli orli delle gonne. Dei fiori sui maglioni. Dell’intimo cortissimo, seppur in lana, portato a vista sotto i cappotti. Degli stivali alti con la fibbia. Del raso e perfino dei ricami. Al di là del caos apparente – come lo hanno definiti in molti – c’è la risposta. La risposta che per Miuccia Prada è da sempre nella rivoluzione. Quella che hanno fatto tutte le donne, ognuna a modo suo. Rivoluzione che porta a guardare quello che vedono tutti, ma senza la paura di continuare a imbellettare cappotti e maglioni che pungono. Con la convinzione che si può sedurre senza l’idea di perfezione e vita lussuosa.

Il pensiero conta. Oggi più che mai.

Il contenuto vince anche nell’epoca dei social. Anche quando si dà l’illusione di poter raccontare, perfino una sfilata di moda, premendo un semplice tasto. In questa realtà deformata, questa, come tante altre cose, rimarrà sempre una prerogativa di pochi.

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