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Lettera di una donna alle donne

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Lettera di una donna alle donne. Tutte, più o meno. Il sesso debole e poi improvvisamente quello forte. Non in termini di fisica, ma morale, spirituale, sociale. Le donne sono in grado di tutto. Quando vogliono. Possono arrivare sulla luna. Conquistare la Città Eterna. Diventare premi Nobel. Muoversi tra case di moda storiche. Essere madri, mogli, compagne e amiche. Possono essere questo e molto di più. Se lo vogliono. O volessero, per la precisione.

Lettera di una donna scritta non a mano, ma come se lo fosse

Avrei voluto scrivere a mano queste parole. Così avrebbero avuto un peso differente, forse. Come fa Kristin Prim nel The Provocateur, un archivio di lettere di donne per donne. Come dei messaggi in bottiglia contenenti consigli e ispirazioni. Quando le hanno chiesto qual è il suo messaggio ha scritto:

“Di non avere paura, di fallire, dei cambiamenti, di amare, della paura stessa. Ho visto troppe persone frenate dalla paura, quella stessa paura che in seguito si è trasformata in rimorso. Una delle mie citazioni preferite di Rilke recita così “lascia che tutto ti accada: bellezza e terrore. Si deve sempre andare avanti: nessun sentire è mai troppo lontano”. – Kristin Prim

Cosa aggiungo, con un pizzico di amarezza,  in questa lettera di una donna alle donne

“Se Dio non avesse fatto la donna, non avrebbe fatto il fiore “ – Oscar Wilde

Molti hanno scritto sulla donna. Molti l’hanno paragonata a un fiore.Va rispettata. Senza dubbio. Non solo, più di 40 anni fa ormai, Diane von Fürstenberg inventò il wrap dress, il vestito che avvolge come un mazzo di fiori. Un abito adatto per il mattino, il pomeriggio e la sera. Un capo che ha significato emancipazione, libertà, eleganza.

Ma se fossero proprio le donne a non riuscire a trovare il modo di rispettare se stesse e di conseguenza neanche le altre?

Quante volte è stata celebrata la poliedricità di una donna. L’ essere camaleontica, il sapersi adattare. Il riuscire a cambiare sempre. Corpo, mente ed emozioni. Il cadere e il rialzarsi  in piedi. Come ogni essere umano certo, ma con uno sforzo maggiore perché spesso solleva insieme al peso, il fardello delle emozioni.

Non basta una lettera di una donna alle donne per spronarle a ritrovare loro stesse

Come fare a far capire a molte donne, che considerare i loro sentimenti e il loro corpo una merce di scambio  per ottenere consensi, non le porterà  molto più lontano della vita di una efemera?

Lo spirito della crocerossina è morto insieme ad Antony di Candy Candy. Non è più il tempo di aspirare ad avere potere sugli uomini, ma su se stesse.
Come far capire loro che se non trovano una ragione per essere orgogliose, non avranno più il coraggio di guardarsi dentro? E no, non basterà il catalogo di selfie e i like presi a dimostrare che sono state qualcosa per qualcuno.

Forse però preferisco imparare a parlare con un ananas, piuttosto che aprire gli occhi a loro. A quelle che in un secolo di libertà, uguaglianza e diritti acquisiti, preferiscono abusare loro di se stesse.

E proprio a  loro vorrei ricordare che l’unica da cui non si torna più indietro  è:

una donna che pensa,

che sa di sapere e che inoltre è capace di volare,

di una donna che ha fede in se stessa.

Martha Rivera Garrido

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