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Dolce e Gabbana continuano a piacere e Gucci?

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Dolce e Gabbana continuano a piacere e Gucci? Non so! E’ ancora passato poco tempo dal giorno che ha visto Alessandro Michele essere stato il primo ad aver organizzato una sfilata di moda nella cattedrale di Westminster Abbey. Nonostante il plauso, più convinto del solito, della stampa internazionale, la collezione Gucci resort 2017 è un po’ come un album fotografico. Di generazioni, di stili e anche del rapporto di qualcuno con la propria identità”.

Mentre Gucci ci mostra come essere tremendamente trendy facendo ancora una volta lo stylist di se stesso, il duo porta nei negozi la collezione estiva SS 2016. E ci fanno di nuovo sognare. Il bello, il dolce, il romantico, la storia delle nostre città Italiane – maioliche, pizzi, ricami, ori e non solo. Mentre scegliamo se andare a Portofino o a Roma con Dolce e gabbana, Mr Michele ha deciso di confonderci, scombussolarci e risvegliarci dal sogno in cui ci aveva fatto addormentare.

Fino a ieri ci ha parlato di poesie, mappe emotive e ci ha quasi convinto che si può essere retrò e contemporanei allo stesso tempo.

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Dolce e Gabbana continuano a piacere e Gucci forse non siamo pronti a capire il cambiamento

Così come Dolce e Gabbana si preparano a festeggiare i 30 anni della loro maison a Napoli coinvolgendo una città intera, sublimando quel concetto di mediterraneità fatta di colori forti, passione e panorami mozzafiato, così A. M. ci ha appena abbandonato in una sempre bellissima, ma gotica e grigia Londra.

Se i primi ci deliziano con abiti principeschi, stampe raffiguranti schizzi infantili e naif che celebrano la mamma e la famiglia, il secondo ci propone zeppe arcobaleno altissime e felpe con la union flag – omaggio alla regina o celebrazione di qualche piccola recente conquista politica?

Proposte eclettiche senza dubbio, a metà strada tra quelle di un punk ribelle nel suo jeans dal lavaggio che più acido non si può, un teenager tornato da un viaggio studio con tanto di bandiera ovunque e un collezionista di abiti vintage di cui si riesce quasi ancora a sentire l’odore di polvere.

Operazione di marketing? Nuovo modo di fare o comunicare la moda? Inno a uno stile personale che non si fa capire, ma che capisci solo se fedele a te stesso? Sottile proclamazione di quell’idea di brutto che rese così innovativa Miuccia negli anni ’90?

Certo scordiamoci il minimalismo – per fortuna. E dimentichiamo anche il piacere legato a una idea di bellezza tout court.

Da consumare sicuramente sì. Forse a piccole dosi.

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(photo credits WWD e Vogue)