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Raccontastorie contemporanea di immagini e sogni

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Raccontastorie contemporanea è il modo in cui mi va di introdurre e definire Elisa {Rinaldi}. L’ho conosciuta per caso, per una occasione molto particolare che rimarrà un segreto a lungo.

Lei fa la fotografa di professione, ma come tutti i bravi fotografi non cattura la realtà, bensì attimi di vita filtrati dal suo modo di vedere il mondo.

“Non fai una foto solo con la tua camera. Tu porti all’atto della fotografia tutte le foto che hai visto, i libri che hai letto, la musica che hai ascoltato e le persone che hai amato” – Ansel Adams

Raccontastorie contemporanea “vive” di fotografie

Vivere di fotografie significa tante cose, ma in questo caso ha un senso che va molto oltre quello letterario. Il suo lavoro è fare foto, ma credo che per lei sia molto di più. Figlia d’arte, è cresciuta tra obbiettivi, macchine fotografiche e rullini. E’ giovanissima, ma ha passato molto tempo in camera oscura vedendo il padre sviluppare foto a colori, in bianco e nero, di matrimoni, battesimi, feste e quasi sempre momenti felici e significativi nella vita della persone. Ed è così che un po’ alla volta impari a entrare in punta di piedi nei momenti felici della vita degli altri.

Il modo di guardare il mondo di una raccontastorie contemporanea

“Tutte le foto sono memento mori. Quando scatti una foto partecipi alla mortalità, vulnerabilità, mutabilità di una persona o di una cosa. Precisamente congelando questo momento, tutte le foto testimoniano questo implacabile fusione”

ed è esattamente così. Se volessimo dirlo in modo meno drammatico e complicato potremmo citare Karl Lagerfeld che afferma di amare la fotografia, proprio per la capacità di fermare un attimo che non tornerà mai più indietro.

Come uno story teller che usa la scrittura: barocca, sinestetica, verbovisiva o sintetica, il fotografo usa i suoi filtri.
E io nella fotografia di Elisa mi riconosco a pieno.

Malinconica, nostalgica, a tratti drammatica e con una patina retrò.

Nella scelta delle tonalità, nell’aria sbiadita, negli effetti prospettici marcati che talvolta deformano l’immagine – come lo spioncino della porta che fa vedere una realtà deformata.

I suoi reportage sono scene di vita ordinaria immortalati come in un film d’epoca, i suoi ritratti gli scatti di una macchina dell’800 realizzati con strumenti tecnologici, il suo modo di vedere la fotografia personale e spontaneo.

Non è un caso che molte delle sue foto siano pubblicate su Vogue Italia che ha creato il suo portfolio online.

Con lei avrò il piacere di collaborare per alcuni editoriali e non preoccupatevi se sarò diversa – in apparenza – sarò semplicemente una me vista da occhi diversi.

E ognuno di noi è se stesso, e altro a seconda di chi lo guarda.

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