Alber Elbaz, Lanvin’s man

“Fashion is like a fruit you couldn’t eat it the day before not the day after, it’s just about today”.

“La Moda è come un frutto, non potrebbe essere mangiata il giorno prima, non il giorno dopo, è solo per l’oggi”. 

❤︎

Tempo di Fashion Week e l’hasthag #MFW che impazza in questi giorni in rete. Giustamente tutta l’attenzione, sì compresa la mia, é sugli abiti e i trend della Primavera Estate che verrà, ahimè.

Ma se più spesso capita di concentrarci sui metri di stoffa, i decori, le silhouette disegnate e i tagli sartoriali che ci fanno sognare un modo illegale di scaricare vestiti e un teletrasporto dalla passerella al nostro armadio,  altrettanto frequentemente a me capita di chiedermi chi è l’uomo o la donna dietro le collezioni.

 I nomi più famosi come Tom Ford, Marc Jacobs, John Galliano sono sulla bocca di tutti, anche perché ognuno di questi designer ha una sua linea personale adesso. Ma prima? Gli stessi hanno avuto modo di farsi conoscere dietro grandi nomi. Rive Gauche e Gucci, Luis Vuitton e niente meno che Dior.

Accanto a questi uomini dalla personalità travolgente, belli, spigliati simpatici e attraenti – ho sentito una giornalista inglese dichiarare all’inizio di una intervista com Tom Ford “anche il taxi ha sbandato quando gli ho detto che ti avrei intervistato oggi” – ce ne sono altri.

❤︎

Tra i molti un uomo sono rimasta stregata dalle parole di Albert Elbaz. Non Albert di Guy Laroche, non l’Albert di Yves Saint Laurent o di Rive Gauche, ma Albert Elbaz e basta, come ama definirsi lui. 

E la frase che paragona la moda a un frutto che h citato all’inizio è sua. Lo story teller di LANVIN (racconta storie), l’uomo che trasformando tessuti in abiti e collezioni racconta delle storie.

E lui queste storie le scrive proprio per il marchio francese nato a Parigi nel 1855. La donna di Elbaz è in primis una donna e per questo molto femminile,  ma in modo sottile. La silhouette non è per forza messa a nudo o ostentata, ma valorizzata dai tessuti e i tagli curati personalmente attraverso le mani delle cinque modelliste.

“Lavoro con i sentimenti per raccontare le mie storie” e di questi sentimenti, del suo modo di lavorare e dell’evoluzione del “fare moda” parla in modo dettagliato durante la sua intervista per Vogue voices su vogue.com. E qui che fa una importante distinzione tra haute couture e prete a porter (che definisce più genericamente street style). E’ quasi tutto una questione di marketing. Quando parliamo di street style parliamo di tendenze, calcoliamo con precisione cosa e come andrà indossato la stagione successiva; quando diciamo haute couture invece, parliamo di lusso e di Intuizione.

❤︎

Molto più spesso lo street style è fatto per essere fotografato, mentre l’alta moda viene indossata e capita che ciò che viene bene sullo schermo non sempre sta bene sul corpo.

Per Elbaz più che stoffe, forme o tagli la Moda è una questione di chi sei quando porti un abito.

“L’abito è come una architettura. Anche se una stanza è fatta da un bravissimo architetto, tu non vorresti mai entrare e dire oh, che bella architettura, ma questa dovrebbe sparire, come se nulla sia stato fatto” – dovrebbero rimanerti solo le sensazioni di quello luogo.

Lo stesso vale per i sui abiti.